Rosemary Harris

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Rosemary Harris all'anteprima di Spider-Man 3 (2007).

Rosemary Ann Harris (Ashby, 19 settembre 1927) è un'attrice britannica.

Nota al grande pubblico per il ruolo di zia May nella trilogia di Spider-Man di Sam Raimi (2002–2007), è stata attiva soprattutto a teatro, dove, nel corso di una carriera durata oltre sessant'anni, ha recitato con alcune delle più importanti compagnie teatrali di Inghilterra e Stati Uniti, tra cui l'Old Vic e la National Theatre Company.[1] Nel 1966 ha vinto il Tony Award alla miglior attrice per Il leone d'inverno, venendo candidata altre otto volte al premio. Nel 1988 è entrata a far parte dell'American Theater Hall of Fame.

Ha inoltre vinto un Emmy e un Golden Globe per le sue interpretazioni televisive ed è stata candidata all'Oscar alla miglior attrice non protagonista.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nata in una piccola borgata del Suffolk, Harris ha trascorso la maggior parte della propria infanzia nella provincia della frontiera nord-occidentale dell'India britannica, dove viveva la famiglia;[2][3] sua madre, infatti, era tornata in Inghilterra appositamente per partorirvi.[4] L'appartenenza alla Royal Air Force del padre, decorato tre volte con la Distinguished Flying Cross, costringe la famiglia a tornare in patria allo scoppio della seconda guerra mondiale.[2][4] Appassionatasi al teatro fin dall'età di 7 anni, quando aveva interpretato un ruolo senza battute in una rappresentazione scolastica della sorella maggiore di Salomè,[3][4] Harris decide, sempre su consiglio della sorella, di studiare recitazione alla Royal Academy of Dramatic Art,[3][4] che frequenta dal 1951 al 1952.[1] Tra i suoi compagni di corso c'è la futura attrice Joan Collins.[4][5]

Già prima di frequentare la Royal Academy, Harris aveva recitato per due anni nel teatro di repertorio con diverse compagnie itineranti, mettendo in scena "un'opera alla settimana, con due rappresentazioni ogni sera".[4][5] Uscita dalla Royal Academy, trova lavoro come attrice-sostituta e, nel 1952, a 25 anni, fa il suo debutto a Broadway diretta da Moss Hart.[4][6] Sette mesi dopo, debutta anche al West End con la prima britannica di Quando la moglie è in vacanza, nel ruolo che sarà poi di Marylin Monroe nel suo adattamento per il cinema,[7] ricevendo un telegramma di congratulazioni da parte di Noël Coward, presente in sala.[4] Unitasi al Bristol Old Vic, passa all'Old Vic di Londra per sostituire Mary Ure (impegnata sul palco di Ricorda con rabbia) come Desdemona, al fianco dell'Otello di Richard Burton.[3]

La Harris e Richard Burton in una versione TV di Cime tempestose (The DuPont Show of the Month, 1958).

Nel 1954 gira il suo primo film, Lord Brummell con Stewart Granger, Peter Ustinov ed Elizabeth Taylor.[5] Torna poi a Broadway con la tournée dell'Old Vic di Troilo e Cressida, in cui la sua interpretazione dell'amante troiana viene lodata dal critico teatrale di punta del New York Times Brooks Atkinson.[4] Attratta dal naturalismo del teatro americano, Harris finisce per rimanere a New York, dove conosce l'attore e regista Ellis Rabb, che sta cercando di creare una compagnia teatrale indipendente a Broadway sul modello del Civic Repertory Theater di Eva Le Gallienne.[3] Nel 1959 nasce dunque l'Association of Producing Artists; Harris e Rabb si sposano il 4 dicembre dello stesso anno.[8][9] L'attrice reciterà per molti anni con la compagnia, «applicando il principio inglese del repertorio all'ensemble americano» in opere come Il gabbiano, Così è (se vi pare), L'anitra selvatica, Guerra e pace (da Tolstoj) e la commedia You Can't Take It with You,[3] ricevendo due Obie Award per la miglior interpretazione Off-Broadway.[8] Anche sul piccolo schermo si dedica quasi esclusivamente al teleteatro.[8] Tornata in patria nel 1962, recita nella stagione teatrale d'apertura del Chichester Festival Theatre, diretta da Laurence Olivier ne Il cuore infranto e Zio Vanja.[3][8]

Nell'ottobre del 1963, Harris ha interpretato Ofelia nello spettacolo d'esordio della National Theatre Company, ovvero l'Amleto all'Old Vic per la regia di Olivier.[10] Rievocando la sera della prima in un articolo del 2003 su The Guardian, parte di una serie dedicata agli spettacoli significativi nella storia del teatro britannico, la drammaturga Samantha Ellis ha scritto:

Rosemary Harris al Chichester Festival Theatre nel 1962.

«Olivier era cupo e si aspettava delle stroncature. R. B. Marriott, su The Stage, trovò invece che O'Toole fosse "un magnifico Principe" e Rosemary Harris "l'Ofelia più reale e toccante di sempre". (Al contrario, Felix Barker sull'Evening News la definì "una dilettante [...] che ha bevuto troppo gin".) Harold Hobson, del Sunday Times, era commosso.[11]»

Tornata a New York, interpreta Eleonora d'Aquitania, consorte dell'Enrico II d'Inghilterra di Robert Preston, nella prima de Il leone d'inverno a Broadway, per il quale vince il Tony Award alla miglior attrice protagonista in un'opera teatrale nel 1966.[3][4][5] Viene diretta un'ultima volta da Rabb nel 1967 nella produzione dell'A.P.A. di Guerra e pace, dopodiché divorziano.[8][9] Gira poi a Parigi per la 20th Century Fox la riduzione per il cinema della commedia La pulce nell'orecchio, con Rex Harrison e sua moglie Rachel Roberts, miglior amica di lei, anche se il film sarà un flop al botteghino.[5] Poco dopo,[12] sposa lo scrittore americano John Ehle, con cui si stabilisce a Winston-Salem, nella Carolina del Nord, e nel 1969 ha una figlia, Jennifer,[3][4] diventata un'attrice anch'essa.[13]

La gravidanza non impedisce però ad Harris di continuare i propri impegni a teatro: già quando la figlia ha appena tre settimane, recita a Los Angeles assieme a Jack Lemmon in Idiot's Delight.[4] Nel 1972 viene candidata a un secondo Tony Award per il revival a Broadway di Vecchi tempi,[4] mentre l'anno seguente è diretta nuovamente dall'ex-marito Rabb, con cui è in rapporti amichevoli, come Blanche DuBois in Un tram che si chiama Desiderio al Lincoln Center e nel Mercante di Venezia.[3][9][14] Nel 1975 ottiene il suo primo autentico successo commerciale a Broadway nel revival di The Royal Family,[14] ricevendo un'altra candidatura ai Tony.[8] Parallelamente, intensifica le proprie apparizioni fuori dal palcoscenico:[4] per il ruolo dell'autrice ottocentesca George Sand nella miniserie televisiva della BBC Notorious Woman, trasmessa negli Stati Uniti da PBS come parte del Masterpiece Theatre, vince un premio Emmy nel 1976 come migliore attrice protagonista e viene candidata ai Golden Globe.[14] Nel 1978 è protagonista, al fianco di James Woods e Meryl Streep, della miniserie storica dell'NBC Olocausto, dove interpreta l'ebrea tedesca Bertha Palitz Weiss, vincendo il Golden Globe per la miglior attrice in una serie drammatica per la sua interpretazione.[4][5] Nello stesso anno, appare in un altro film sul nazismo, I ragazzi venuti dal Brasile, ed è tra i protagonisti della serie Una storia del West, andata in onda su CBS per due stagioni.[5][15]

Gli anni ottanta si aprono con una rappresentazione di Erano tutti miei figli al Wyndham's Theatre, che le vale le lodi personali del drammaturgo Arthur Miller, secondo cui «è riuscita a creare un'atmosfera che avresti potuto tagliare con un coltello».[5] Nel 1984 viene candidata ai premi BAFTA per la sua interpretazione nel film L'ambizione di James Penfield.[8] Stabilisce poi un primato venendo candidata al Tony Award alla miglior attrice protagonista per tre anni consecutivi tra il 1984 e il 1986, con Casa cuore infranto, Pack of Lies e La febbre del fieno.[8]

Dopo aver sostituito Mercedes Ruehl nella prima a Broadway di Lost in Yonkers, venendo candidata al Laurence Olivier Award alla miglior attrice non protagonista, Harris riceve la sua prima e unica candidatura all'Oscar, nella categoria per la migliore attrice non protagonista, interpretando la madre di Vivienne Haigh-Wood, prima moglie del poeta T. S. Eliot, nel film Tom & Viv - Nel bene, nel male, per sempre (1994).[8] Nel 1996, ritrova per l'ottava volta sul palco George Grizzard in Un equilibrio delicato, per il quale riceve la sua settima e penultima candidatura ai Tony Award come miglior attrice.[3] Recita poi per la prima volta assieme alla figlia Jennifer nel film Sunshine (1999) con Ralph Fiennes, dove interpretano lo stesso personaggio, rispettivamente da anziana e da giovane.[5] L'anno seguente, Jennifer vincerà il Tony a cui lei era candidata per Waiting in the Wings.[16]

Da 2002 al 2007 ha ricoperto il ruolo cinematografico per cui è più conosciuta, quello di May Parker, zia di Peter Parker / Uomo Ragno, nella serie di film sul personaggio composta da Spider-Man, Spider-Man 2 e Spider-Man 3, diretti da Sam Raimi, con cui Harris aveva già lavorato in The Gift (2000).[5]

Nel 2018, all'età di 91 anni, dopo un progressivo allontanamento dalle scene per assistere il marito John, morto dopo una lunga malattia,[16] ha fatto ritorno sul palco sostituendo Diana Rigg nel ruolo di Mrs. Higgins nel revival a Broadway di My Fair Lady.[17] L'anno seguente ha ricevuto il Tony Award alla carriera.[16]

Filmografia[modifica | modifica wikitesto]

Cinema[modifica | modifica wikitesto]

Televisione[modifica | modifica wikitesto]

Teatro[modifica | modifica wikitesto]

Riconoscimenti[modifica | modifica wikitesto]

Teatro[modifica | modifica wikitesto]

  • Tony Award
    • 1966 – Miglior attrice protagonista in un'opera teatrale per Il leone d'inverno
    • 1972 – Candidatura alla miglior attrice protagonista in un'opera teatrale per Vecchi tempi
    • 1976 – Candidatura alla miglior attrice protagonista in un'opera teatrale per The Royal Family
    • 1984 – Candidatura alla miglior attrice protagonista in un'opera teatrale per Casa cuore infranto
    • 1985 – Candidatura alla miglior attrice protagonista in un'opera teatrale per Pack of Lies
    • 1986 – Candidatura alla miglior attrice protagonista in un'opera teatrale per La febbre del fieno
    • 1996 – Candidatura alla miglior attrice protagonista in un'opera teatrale per Un equilibrio delicato
    • 2000 – Candidatura alla miglior attrice protagonista in un'opera teatrale per Waiting in the Wings
    • 2010 – Candidatura alla miglior attrice non protagonista in un'opera teatrale per The Royal Family
    • 2019 – Premio alla carriera
  • Drama Desk Award
    • 1971 – Miglior interpretazione per Vecchi tempi
    • 1972 – Miglior interpretazione per Un tram che si chiama Desiderio
    • 1973 – Miglior interpretazione per Il mercante di Venezia
    • 1976 – Miglior attrice in un'opera teatrale per The Royal Family
    • 1984 – Candidatura alla miglior attrice in un'opera teatrale per Casa cuore infranto
    • 1985 – Miglior attrice in un'opera teatrale per Pack of Lies
    • 1996 – Candidatura alla miglior attrice in un'opera teatrale per Un equilibrio delicato
  • Laurence Olivier Award
  • Obie Award

Cinema e televisione[modifica | modifica wikitesto]

Doppiatrici italiane[modifica | modifica wikitesto]

Nelle versioni in italiano delle opere in cui ha recitato, Rosemary Harris è stata doppiata da:

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b (EN) Thomas S. Hischak, American Theatre: A Chronicle of Comedy and Drama, 1969–2000, Oxford University Press, 2001, p. 96, ISBN 978-0-19-512347-0.
  2. ^ a b (EN) Roundabout Theatre Company, Interview with Actor Rosemary Harris, su broadwayworld.com, 9 settembre 2014. URL consultato il 16 dicembre 2020.
  3. ^ a b c d e f g h i j k (EN) Mel Gussow, For Rosemary Harris, A Delicate Balance Of Her Art and Life, in The New York Times, 27 maggio 1996, p. 13. URL consultato il 16 dicembre 2020.
  4. ^ a b c d e f g h i j k l m n o (EN) Megan Rosenfeld, Rosemary Harris, Blissfully, in The Washington Post, 30 marzo 1986. URL consultato il 16 dicembre 2020.
  5. ^ a b c d e f g h i j (EN) Jeremy Gerard, Rosemary Harris On 'The Holocaust', Tom Stoppard & Liz Taylor: Conversations With Jeremy Gerard, su Deadline Hollywood, 27 gennaio 2015. URL consultato il 16 dicembre 2020.
  6. ^ (EN) Gerald Bordman e Thomas S. Hischak, The Oxford Companion to American Theatre, Oxford University Press, 2004, p. 293, ISBN 978-0-19-516986-7.
  7. ^ (EN) Jordan Schildcrout, In the Long Run: A Cultural History of Broadway's Hit Plays, New York, Londra, Routledge, 2019, p. 112, ISBN 978-0367210908.
  8. ^ a b c d e f g h i (EN) Harris, Rosemary 1927(?), su Encyclopedia.com. URL consultato il 16 dicembre 2020 (archiviato dall'url originale il 14 dicembre 2018).
  9. ^ a b c (EN) Mel Gussow, Ellis Rabb, Actor and Director, Is Dead at 67, in The New York Times, 13 gennaio 1998, p. 21. URL consultato il 16 dicembre 2020.
  10. ^ (EN) National Theatre actress: 'I wasn't a bit nervous', su BBC Online, 22 ottobre 2013. URL consultato il 16 dicembre 2020.
  11. ^ (EN) Samantha Ellis, Hamlet, National Theatre, October 1963, in The Guardian, 12 marzo 2003. URL consultato il 9 giugno 2016.
  12. ^ (EN) Richard Sandomir, John Ehle, Who Rooted His Novels in Appalachia, Is Dead at 92, in The New York Times, 12 aprile 2018. URL consultato il 4 agosto 2018.
  13. ^ (EN) Julie Kavanagh e Richard Avedon, Chameleons, in The New Yorker, 13 maggio 1996. URL consultato il 4 agosto 2018.
  14. ^ a b c (EN) Richard F. Shepard, Rosemary Harris Carries It Off With Repertory of Stage and Life, in The New York Times, 11 febbraio 1976, p. 40. URL consultato il 16 dicembre 2020.
  15. ^ (EN) Alex McNeil, Total Television, 4ª ed., New York, Penguin Books, 1996, p. 163, ISBN 978-0140249163.
  16. ^ a b c (EN) Kathy Henderson, Stage Legend Rosemary Harris on Her Lifetime Achievement Tony Award and Why Her My Fair Lady Role is a 'Real Tonic', su broadway.com, 6 giugno 2019. URL consultato il 21 dicembre 2020.
  17. ^ (EN) Hannah Vine, First Look at Tony Winner Rosemary Harris in My Fair Lady on Broadway, su playbill.com, 28 settembre 2018. URL consultato il 14 dicembre 2018 (archiviato dall'url originale il 16 novembre 2018).

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